Il premier Paolo GENTILONI ha annunciato un decreto entro metà aprile con misure di sostegno alla ricostruzione e per il rilancio economico. DECC (Decreto Correttivo per la Crescita)
Il decreto che il Governo approverà entro la metà di aprile prevede uno stanziamento di almeno un miliardo all’anno per tre anni. Tutti i fondi per gli interventi post-terremoto saranno esenti dai vincoli del patto di stabilità nazionale. Nel provvedimento ci saranno le attese misure “pesanti” sia per avviare concretamente la fase della ricostruzione, sia per creare le condizioni di una ripartenza delle attività produttive, sia per attrarre investimenti, sia per il rilancio economico e sociale delle aree a rischio spopolamento.
Le principali misure previste dal Governo sono quelle per la ricostruzione nel cratere del terremoto, le misure per il sostegno al reddito e per le imprese attraverso zone franche urbane, oltre alle misure per la sicurezza degli edifici nelle zone 1 oltre il cratere.
La partita vera della ricostruzione comincia ora con la messa a fuoco delle misure da finanziare. Le Regioni hanno idee precise su quello che serve al territorio: chiedono robuste esenzioni fiscali abbinate al taglio del costo del lavoro. E ovviamente ciascuna Regione vuole rientrare nei criteri che definiranno le zone franche urbane. Nel “pacchetto” di aprile arriveranno anche fondi agli enti locali, per assicurare servizi rimasti senza gettito, come quello della gestione dei rifiuti, espressamente citato da Gentiloni. Tra le novità c’è poi il capitolo legato alla prevenzione, finalizzato a mettere in sicurezza gli edifici presenti sul territorio delle zone 1. A quanto si apprende l’obiettivo è mettere subito sul piatto le risorse per l’adeguamento sismico di edifici pubblici “sensibili” ( scuole e ospedali), anche se non hanno riportato danni.
Sempre in tema di terremoto, è stato convertito definitivamente in legge il decreto con le misure aggiuntive a favore delle popolazioni terremotate. Tra le novità: un primo (minimo) indennizzo al danno indiretto, l’ampliamento del cratere, la destinazione di parte del gettito dell’8 per mille alla ricostruzione dei Beni culturali danneggiati.
Il punto della situazione
Strade e macerie, ricostruzione pesante e delocalizzazione, casette e sopralluoghi.
Avviati finora solo gli interventi di riparazione dei danni lievi. I primi appalti pubblici saranno per le strade e le scuole
I fondi annunciati dal premier Paolo Gentiloni potrebbero far partire la macchina della ricostruzione che – a parte tutti i costi finora sostenuti per l’uscita dall’emergenza – non ha finora percorso neanche un metro.
A poco più di sette mesi dalla prima forte scossa di terremoto che ha distrutto Amatrice, la situazione degli alloggi temporanei è ancora in divenire, e con numeri largamente sottodimensionati rispetto al fabbisogno. Il conto dei danni, al momento, resta quello indicato nel dossier trasmesso a Bruxelles dal governo meno di un mese fa: 23,53 miliardi di euro. Molto resta ancora da fare sulla rimozione delle macerie, sulla delocalizzazione delle imprese produttive, sul piano scuole (21) e la riparazione delle strade (a cura dell’Anas).
Il capitolo della ricostruzione è ancora tutto da scrivere. Gli unici cantieri privati avviati sono quelli per riparare gli immobili privati con danni lievi (residenziali e produttivi); e questo solo dopo che il decreto dello scorso 9 febbraio ha scomputato questo tipo di incarichi dal numero massimo di incarichi fissato per ciascun progettista. Senza questa norma, i professionisti non avevano alcun interesse a riempire il loro portafoglio di incarichi “leggeri” ma erano al contrario incentivati ad aspettare le commesse della “ricostruzione pesante”. Quanto alle opere pubbliche, l’Anas sta per dare il via al piano da 389 milioni di euro per le riparazioni delle strade danneggiate nel centro Italia. Si tratta di oltre 400 appalti che in larghissima prevalenza vengono affidati a trattativa privata senza bando.
Imprese e professionisti pronti al business della ricostruzione.
Sono 1.626, ad oggi, le imprese iscritte all’anagrafe antimafia degli esecutori, gestita dall’apposita struttura di missione presso la presidenza del Consiglio (affidata al prefetto Francesco Paolo Tronca). Ma il numero delle imprese che guardano alla ricostruzione è più elevato, sia perché non è noto il numero delle imprese in attesa di registrazione, sia perché è consentita l’iscrizione automatica a chi è già iscritto a una white list provinciale. Sono invece molti di più i professionisti della progettazione che risultano iscritti all’apposito elenco speciale. La lista conta, ad oggi, 9.597, tra singoli professionisti, studi di progettazione e società di ingegneria. Il numero aumenta di ora in ora, anche perché l’iscrizione è più semplice rispetto a quella richiesta alle imprese di costruzione.
Le casette: 63 consegnate finora su 2.208 moduli finora ordinati
Il quadro delle assegnazioni delle “casette”, ad oggi conta 25 moduli consegnati ad Amatrice e 38 moduli consegnati in due aree di Norcia. Gli ordinativi finora emessi dalle Regioni sono di 2.208 moduli, di cui 640 nel Lazio (principalmente Amatrice), 828 nelle Marche, 524 in Umbria e 216 in Abruzzo. Dei moduli finora ordinati, circa 1.600 moduli sono in costruzione, con le relative aree in corso di allestimento. Il numero esatto delle casette che servono non è ancora chiuso, anche perché si è aggiunta un’altra variabile alla già complessa procedura per la definizione del fabbisogno: il possibile acquisto sul mercato di case sfitte.
Opere pubbliche, scuole e strade le prime a partire
Il piano lanciato da commissario Vasco Errani per realizzare 21 edifici scolastici permanenti deve ancora partire. Per velocizzare la procedura, è stata prevista la possibilità di affidare la progettazione a soggetti privati o comunque interni alla struttura commissariale. Con una deroga al codice appalti è stato inoltre concesso di fare ricorso al cosiddetto appalto integrato (progettazione esecutiva e costruzione). In rampa di lancio anche il piano Anas (approvato dalla Protezione civile a metà febbraio), che conta 408 interventi, per la maggior parte di piccolo taglio (solo 14 interventi superano i 5,2 milioni di euro e saranno affidati con una procedura aperta).
Rimozione macerie
Sulla gestione delle macerie, il quadro è fortemente disomogeneo tra le quattro Regioni, anche perché i crolli si concentrano in alcune aree. Il Lazio – principalmente con Amatrice e Accumuli – è in testa con 54.000 tonnellate di macerie rimosse. Al secondo posto c’è la Regione Marche con 10.800 tonnellate di macerie. In Umbria, sono state rimosse solo poche centinaia di tonnellate di detriti, anche per un minore numero di crolli. Nel caso dell’Abruzzo il lavoro sulla rimozione delle macerie è invece ancora tutto da iniziare.
Sopralluoghi di edifici privati ancora da smaltire
Oltre 148.000 sopralluoghi di verifica effettuati ad oggi dai tecnici abilitati dalla Protezione civile e coordinati anche dalle Regioni. Il termine per le richieste di sopralluogo è scaduto il 28 febbraio, ma restano ancora molte visite da fare perché le istanze superano le 200.000.